|
|
|
"Quando
a parlare è il Papa («Il mio amato figlio,
scelto per questo tempo»)"
Tratto
dal libro "Maria, Alba del terzo millennio"
«Totus
Tuus» Giovanni
Paolo II è un Papa mariano; durante il suo
lungo pontificato ha guardato con profonda devozione
filiale alla Vergine Maria, costante figura di riferimento
della sua spiritualità e del suo magistero.
Non solo i discorsi papali o l’enciclica Redemptoris
Mater, ma anche le omelie, i documenti, i libri scritti
prima della sua salita al Soglio di Pietro, e le frequenti
visite ai santuari mariani rivelano che Maria di Nazaret
ha accompagnato tutta la vita di Karol Wojtyla. Quante
volte lo abbiamo sentito invocare con fiducia la Madre
di Dio e Madre nostra. E lo stesso motto scelto per
lo stemma episcopale, e poi per quello pontificio,
espri me una dichiarazione di intenti, un affidamento
radicale alla Vergine:
« Totus tuus». Un
voto Il
cardinal
Deskur ha confidato che quando Wojtyla, nel 1964,
venne nominato arcivescovo di Cracovia, trovò
il seminario di quella città quasi vuoto; allora
fece questo voto alla Madonna: «Farò
tanti pellegrinaggi a piedi ad altrettanti santuari
di Maria, piccoli e grandi, vicini o lontani, a seconda
del numero di vocazioni che ogni anno mi darai».
Da allora quel seminario cominciò a popolarsi
di giovani: in certe annate ne entrarono anche più
di cinquanta. Nel momento in cui Wojtyla lasciò
Cracovia per la Cattedra di Pietro, il seminario ne
contava quasi cinquecento! Doveva a questo punto mantenere
il suo voto, diventato piuttosto impegnativo, ma lo
fece con gioia. Così la sua vita, prima di
arci vescovo e poi di Papa, è stata un continuo
pellegrinaggio.., che non è ancora finito!
Manca giusto Medjugorje... Nel
segno del terzo segreto di Fatima Il
13 maggio 1981 papa Wojtyla è colpito a morte,
ma la Madre celeste devia il colpo, come dimostra
la traiettoria anomala del proiettile descritta in
seguito dai medici esterrefatti.
Siamo nell’anniversario della prima apparizione di
Fatima, e questo particolare non sfugge a Giovanni
Paolo II che, l’anno dopo, vi porta la pallottola
che avrebbe dovuto ucciderlo, per incastonarla nella
corona della statua della Vergine. Da quel giorno
diviene ancor più «il Papa di Maria»,
in quanto «Lei lo ha conservato in vita per
la Chiesa».
Di fatto con questo gesto Giovanni Paolo II si riconosce
miracolato dalla Madonna, che proprio a Fatima aveva
messo in guardia l’umanità e la Chiesa dalle
trame del Maligno. Già: Satana, ancora lui,
l’Angelo de caduto che è sempre dietro il Male
che è nel mondo. Satana, l’eterno sconfitto
dell’Apocalisse, che nel suo accecamento aveva scelto
quel 13 di maggio senza fare i conti con il significato
di quella data o, al contrario, come plateale gesto
di sfida, come predetto nel terzo segreto di Fatima.
Che cos’è il famoso terzo segreto? «La
lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani»
e «l’immane sofferenza dei testimoni della fede
nell’ultimo secolo del secondo millennio». Ma,
soprattutto, l’attentato al Papa, ovvero contro quel
«vescovo vestito di bianco» che, «camminando
faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati
(vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi
laici), cade a terra come morto, sotto i colpi di
arma da fuoco».
A svelare il mistero più inquietante e meglio
custodito del XX secolo non è stata la solita
fonte ben informata, ma non ufficiale. No. A parlare
della «visione profetica» avuta il 13
luglio 1917 dai tre pastorelli è stato a nome
di Giovanni Paolo II, il cardinale Angelo Sodano,
Segretario di Stato, il numero due nella gerarchia
vaticana. E Sodano ha scelto per far lo il luogo e
il momento più appropriati: la stessa Fatima,
la cittadina portoghese dove è apparsa la Madonna,
meta da decenni di imponenti pellegrinaggi, il 13
maggio 2000, nel giorno della solenne beatificazione
di due dei tre fanciulli che videro la Vergine, i
fratellini Francesco e Giacinta Marto, che all’epoca
delle apparizioni avevano 9 e 7 anni.
« Dopo l’attentato del 13 maggio 1981»,
afferma il braccio destro di Wojtyla, «a Sua
Santità apparve chiaro che era stata “una mano
materna a guidare la traiettoria della pallottola”,
permettendo al “Papa agonizzante” di fermarsi “sulla
soglia della morte”». E «i successivi
avvenimenti del 1989», riferisce ancora Sodano,
«hanno portato, sia in Unione Sovietica che
in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime
comunista che propugnava l’ateismo. Anche per questo
il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore
la Vergine Santissima». Da
Fatima... a Medjugorje Sempre
il 13 maggio 2000, durante l’ omelia della Messa di
beatificazione di Francesco e Giacinta, Giovanni Paolo
Il definisce alcuni aspetti importanti delle apparizioni
di Fatima: «Il messaggio di Fatima è
un richiamo alla conversione», ricorda. E ammonisce
i figli della Chiesa di non stare al gioco del «drago»,
cioè il Maligno, «perché l’ultima
meta dell’uomo è il Cielo» e «Dio
vuole che nessuno si perda». Per questo preciso
motivo, conclude, il Padre duemila anni fa ha inviato
sulla terra suo Figlio.
La Madre celeste dunque si sarebbe manifestata in
Portogallo per rivolgere i cuori degli uomini a Dio,
e distoglierli dalle insidie di Satana. Due aspetti
essenziali, come ormai sappiamo, anche della sua ventennale
presenza a Medjugorje.
E non a caso, allora — fatto straordinario nella storia
delle apparizioni mariane —, la Madonna qui avrebbe
fatto un preciso riferimento ad al tre apparizioni,
a quelle di Fatima per l’appunto. Come testimonia
Marija, la Madre celeste le avrebbe rivelato di venire
a Medjugorje a «completare ciò che aveva
incominciato a Fatima».
Da Fatima a Medjugorje si dipanerebbe, dunque, un
filo teso per la Conversione dell’umanità.
Il Papa stesso lo ha confermato, conversando con il
vescovo slovacco Pavel Hnilica.
Ci sono almeno due aspetti in cui il legame Fatima-Medjugorje
si fa evidente, e in entrambi i casi entra in gioco
anche la figura dell’attuale Papa.
Il primo: in Portogallo Maria aveva annunciato la
caduta del mondo nelle trame dei totalitarismi e aveva
chiesto preghiere per la Russia. A Medjugorje la Madonna
appare al di là della «cortina di ferro»
e promette, fra le tante altre cose, che la Russia
sarà il Paese dove la si onorerà di
più. E Giovanni Paolo II consacra la Russia
e il mondo al Cuore immacolato di Maria il 24 marzo
1984.
Secondo aspetto: la Madonna appare la prima volta
a Medjugorje a poco più di un mese di distanza
da quando il Papa, il «vescovo vestito di bianco
cade come morto» in Piazza San Pietro. Lo fa
non in un giorno qualsiasi, ma il 24 giugno 1981,
nella festa di San Giovanni Battista, precursore di
Cristo e profeta della conversione: anche Lei invita
alla conversione e prepara i cuori all’accoglienza
di suo Figlio Gesù.
Su queste considerazioni padre Livio Fanzaga ha impostato
l’ampio saggio conclusivo di questo libro, sottolineando
la cura di Maria per l’umanità in questa epoca
travagliata.
Ma se Maria è un grande dono per l’umanità,
lo è stato innanzitutto per la Chiesa, proteggendo
il suo capo, il Papa. Nel corso delle prime apparizioni
comunitarie di Medjugorje, riferendosi all’ attentato
del 13 maggio, la Vergine lo ammette apertamente ai
veggenti: «I suoi nemici hanno cercato di ucciderlo,
ma io l’ho difeso». Strumento
di Maria «
La Madonna salva il Papa e si serve del piano del
Maligno per realizzare i suoi progetti di grazia lungamente
preparati», osserva padre Livio Fanzaga. Anche
dal male più assoluto, Dio può trarre
un bene.
« In tutto questo lungo tempo» la Regina
della pace non ha mai smes so di camminare a fianco
del Papa, sottolinea ancora padre Livio, «parlando
una lingua slava come lui, anticipando o accompagnando
i suoi insegnamenti e facendo di lui lo strumento
privilegiato del trionfo del suo Cuore immacolato».
Non è forse Giovanni Paolo II ad averle affidato
il mondo? E con quali conseguenze epocali. Non è
lui l’uomo che, a detta di commentatori anche non
allineati, ha cambiato la storia del secolo appena
concluso? E un dato certo che i suoi discorsi per
un’umanità nuova, contro l’aborto, contro ogni
sfruttamento e discriminazione, contro il cattivo
uso della natura, contro il consumismo della globalizzazione
capitalistica, contro ogni ideologia totalitaria e
ogni relativismo hanno inciso le coscienze. E in chiave
soprannaturale è difficile non collegare la
sua testimonianza e la sua vita coi grandi fatti a
cui abbiamo assistito, su tutti il crollo comunista
nei Paesi dell’Est.
La Madonna l’ha protetto? È sicuro. Lei che
a Fatima, nel 1917, apparendo a tre pastorelli, aveva
predetto le sue sofferenze, gli ha dato sempre la
forza di andare avanti, attraverso un attentato, malattie
anche gravi, operazioni chirurgiche, nell’infaticabile
adempimento dei suoi doveri quotidiani.
Da tutti questi indizi padre Livio è portato
a credere che la lunghezza delle apparizioni di Medjugorje
sia anche collegata all’analoga durata del pontificato
di Giovanni Paolo II: «Mi piace pensare che
la Vergine continuerà a manifestarsi almeno
fino alla fine di questo pontificato». Una considerazione
del tutto personale, precisa, ma che, nel paragrafo
che segue, troverebbe la più autorevole conferma. «Il
mio adorato figlio che soffre» In
un messaggio commovente la Vergine di Medjugorje svela
una sua iniziativa: questo Papa l’ho scelto io. E
si dimostra preoccupata per la sua salute fisica.
Siamo nell’agosto del 1994, e Giovanni Paolo Il compie
un viaggio apostolico in Croazia. La guerra arroventa
i Balcani e, in verità, il Papa avrebbe voluto
— fermamente — recarsi a Sarajevo, nella città
assediata, per tentare di spezzare la spirale dell’odio.
Ma non gli è stato permesso. Può comunque
attraversare l’Adriatico verso lidi più tranquilli,
da dove far risuonare il suo appello di pace.
Il 25 del mese, la Madonna, come sempre, dà
il suo messaggio al mondo: «Cari figli, oggi
sono vicina a voi in modo speciale, per prega re per
il dono della presenza del mio amato figlio nel vostro
Paese. Pregate figlioli per la salute del mio adorato
figlio che soffre e che io ho scelto per questo tempo.
Io prego e parlo con mio Figlio Gesù perché
si realizzi il sogno dei vostri padri. Pregate figlioli
in modo particolare perché Satana è
forte e vuole distruggere la speranza nei vostri cuori.
Vi benedico».
Lungo il corso del Pontificato non sono mancati altri
riferimenti a Giovanni Paolo II, che riprendono il
premuroso incoraggiamento che la Vergine gli aveva
inviato, attraverso i veggenti, il 26 settembre 1982:
« Possa egli considerarsi il padre di tutti
gli uomini, e non solo dei cristiani; possa egli annunciare
instancabilmente e coraggiosamente il messaggio di
pace e di amore tra gli uomini».
La domanda che tutti si fanno Ma
che cosa pensa il Papa delle apparizioni di Medjugorje?
Che cosa deciderà?
La domanda assilla devoti e non, anche perché
non esistono, almeno finora, dichiarazioni pubbliche.
Giovanni Paolo II, naturalmente, ha sempre accuratamente
evitato di assumere qualsiasi posizione ufficiale,
che coinvolga la sua funzione.
Ne avrebbe sicuramente il diritto, e anche il documento
della Congregazione per la dottrina della fede sui
Criteri di decisione (1978) gliene dà la facoltà.
Ma, in concreto, i Papi lungo i secoli hanno sempre
evitato di pronunciarsi sulle apparizioni, principalmente
per due motivi. Di solito si tratta, almeno inizialmente,
di fenomeni circoscritti, che riguardano l’autorità
locale, il vescovo del luogo; e il Papa, secondo quanto
codificato ai punti 895 e 896 del Catechismo della
Chiesa cattolica, evita di interferire con tali competenze,
secondo il principio di sussidiarietà. In secondo
luogo, l’autorità suprema della Chiesa cattolica
evita di impegnarsi nell’interpretazione di materie
non dogmatiche.
C’è però chi ha osservato che, in controtendenza,
gli ultimi Pontefici si sono impegnati a favore di
Lourdes e di Fatima con elogi pubblici e solenni,
e recandovisi in pellegrinaggio; e che l’apparizione
di Lourdes è stata anche oggetto, fino al Concilio,
di una festa universale per tutta la Chiesa latina.
Bisogna però ammettere che questo fervore è
esploso solo «dopo» il riconoscimento
delle apparizioni della Vergine nei rispettivi paesini
dei Pirenei e del Portogallo. E che peraltro, secondo
i principi enunciati da Pio X nell’enciclica Pascendi,
l’approvazione della Chiesa comporta che si forniscano
solide ragioni per credere all’autenticità
di una data apparizione, ma che, con ciò, non
si può comunque garantire il fatto in sé.
Tutto ciò legittima ampiamente tanta prudenza
di giudizio. Occorrerebbe, semmai, porre un altro
tipo di problema: quando, come è il caso di
Medjugorje, un’apparizione assume una portata universale,
il Papa non avrebbe delle ottime ragioni per occuparsene
più direttamente?
Ma di fatto questo avviene, seppure in una forma discreta,
del tutto privata.
Sono tanti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e persino
i laici che hanno avuto occasione di incontrare il
Pontefice e di toccare il tema Medjugorje, in conversazioni
informali, durante le quali Wojtyla ha espresso le
sue convinzioni in merito.
Il silenzio ufficiale di Giovanni Paolo TI ci spiega
che le dichiarazioni che lo riguardano — riportate
come in un’antologia nelle pagine che seguono — non
vanno prese come la posizione definitiva della Chiesa;
ma non si può con questo nascondere l’importanza
che si attribuisce al l’opinione personale del Vicario
di Cristo.
Convinto dell’autenticità
Già
nel 1985 è stata raccolta questa testimonianza
del dottor Luigi Frigerio: «Il Papa ha riferito
a un sacerdote che conosco bene di essere con vinto
dell’autenticità dei fatti di Medjugorje».
« Convintissimo»
L’arcivescovo
di Perpignan, in Francia, monsignor Jean Chabbert,
af ferma: «Io so per certo che il Papa è
convintissimo dell’autenticità del le apparizioni».
« Sei passato da Medjugorje ?»
Il
24 marzo 1994 il gesuita slovacco monsignor Pavel
Hnilica, amico e consigliere del Papa per i Paesi
dell’Est, sceglie Medjugorje per celebrare il decimo
anniversario della Consacrazione della Russia e del
mondo al Cuore immacolato di Maria. Per l’occasione,
Hnilica invita nella cittadina dell’Erzegovina i fedeli
mariani di tutti i Paesi della terra perché
rinnovino la consacrazione, in unione con il Santo
Padre. Interverranno tra gli altri monsignor Franic,
il vescovo americano monsignor Nicolàs D’Antonio
Salza e molti sacerdoti.
Durante quel pellegrinaggio, Hnilica rivela un episodio
inedito: un colloquio con il Santo Padre da cui si
era recato, esattamente dieci anni prima, il 26 marzo
1984, di ritorno da un viaggio a Mosca. Invitato da
Wojtyla a una colazione che diventerà lunghissima,
il vescovo racconta come abbia potuto trovarsi al
Cremlino e celebrare segretamente la Messa proprio
nel giorno in cui il Pontefice compiva il gesto solenne
della Consacrazione della Russia e del mondo al Cuore
di Maria. Profondamente commosso, il Papa esclama:
«La Madonna ti ha condotto per mano!».
« No, Santità, mi ha portato in braccio»,
lo corregge Hnilica. Poi Giovanni Paolo II gli chiede
trepidante: «Pavel, sei passato da Medjugorje?».
« No, Santo Padre», è la risposta.
« Com’è che non ci sei stato?»,
replica il Pontefice.
« No. Il Vaticano me lo ha sconsigliato»,
spiega Hnilica.
Wojtyla resta per qualche attimo perplesso, poi fa
un gesto della mano come per dire: «Non ti preoccupare».
E poi aggiunge: «Va’ in incognito. E mi riferirai
ciò che hai visto». Lo conduce quindi
nella sua biblioteca e gli mostra un libro di padre
Laurentin, legge qualche messaggio della Madonna e
poi commenta: «Vedi Pavel, Medjugorje è
la continuazione di Fatima, è la realizzazione
di Fatima».
La riscoperta del soprannaturale
Qualche
anno dopo il Papa riprenderà con mons. Hnilica
quello stesso discorso: «Oggi il mondo ha perso
il senso del soprannaturale, ma lo ritrova a Medjugorje
attraverso la preghiera, il digiuno e la confessione».
Esattamente lo stesso concetto, persino con le stesse
parole, viene espresso a un gruppo di medici che difendono
in modo particolare la dignità delle vite mai
nate.Il 10 agosto 1989 Giovanni Paolo Il si rivolge
a loro dicendo: «Sì, oggi il mondo ha
perso il senso del soprannaturale. A Medjugorje in
molti hanno cercato e trovato questo senso nella preghiera,
nel digiuno e nella penitenza sacramentale».
I medici italiani Frigerio e Margnelli e i loro colleghi
raccolsero una gran quantità di dati sui veggenti,
quando si recarono l’ultima volta nel villaggio dell’Erzegovina,
il 7, 8 e 9 settembre 1985. Il risultato dell’indagine
venne condensato in una lunga e dettagliata relazione,
poi trasformata in un libro. Copia della relazione
fu inviata all’allora vescovo di Mostar, monsignor
Pavao Zanic, e al Papa. Il dottor Frigerio rivela:
«Mi risulta che Giovanni Paolo II abbia letto
con molto interesse e con grande trepidazione il riassunto
dei nostri studi e delle nostre osservazioni».
Sempre informato, discretamente
A dire il vero papa Wojtyla in vent’anni è
sempre stato informato, anzi ha chiesto egli stesso
di essere discretamente tenuto al corrente, su tutto
ciò che riguarda Medjugorje. A partire dalle
numerose pubblicazioni, soprattutto gli studi a carattere
medico-scientifico e teologico, sugli straordinari
fatti di laggiù. In particolare dovrebbe aver
ricevuto, e probabilmente anche letto, le pubblicazioni
dell’ abbé Laurentin. A partire dal primo libro,
pubblicato nella primavera del 1984, La Madonna appare
a Medjugorje?, che il Papa legge a Castelgandolfo;
mentre l’anno dopo riceve il testo sugli studi medici,
scritto dal sacerdote francese in collaborazione con
il professor Joyeux.
« Il Papa è il solo giudice»...
Papa
Leone X, nei documenti del quinto Concilio Lateranense,
afferma: « Quando si tratta di rivelazioni profetiche,
il Papa è il solo giudice».
«No, il giudice è Dio»
Giovanni
Paolo II ha sempre manifestato simpatia per Medjugorje,
ma nella massima discrezione e nel pieno rispetto
(in accordo con i suoi principi di governo) dei sentimenti
e delle responsabilità di ogni livello gerarchico
nella Chiesa. A un fedele italiano che lo supplicava
di mettere fine all’opposizione del vescovo di Mostar
verso le apparizioni, egli rispose in sostanza: «È
lui giudice dei suoi atti». E alla domanda di
replica, «Ma non siete voi suo giudice?»,
la nuova risposta: «No, il giudice è
Dio».
L’anno mariano
Il
cardinale Gray, arcivescovo di Edimburgo, sostiene:
«So che il Papa voleva l’anno mariano [il 1983]
a causa dei messaggi della Madonna a Medjugorje. So
che il Papa personalmente accetta le apparizioni di
Medjugorje... perché ciò che dà
prova di queste apparizioni sono tanti frutti».
Se non fossi Papa...
Giovanni
Paolo II ha manifestato più di una volta la
sua fede in Medjugorje. Il cardinale Tomasek ha rivelato
una frase pronunciata da Wojtyla in sua presenza,
e cioè che se non fosse Papa «vorrebbe
andare a Medjugorje per offrire aiuto nell’ assistenza
ai pellegrini».
Se non fossi Papa... 2°
In
diverse occasioni il Papa ha ricevuto alcuni tra i
veggenti, fra cui Mirjana Dragicevic: in occasione
della sua prima visita a Roma, nel 1987, le parla
in privato per venti minuti. La veggente riferirà
che per ora non rivela nulla di quel colloquio, eccetto
queste parole di Giovanni Paolo II: «Se non
fossi Papa, sarei già a Medjugorje a confessare».
« Santità, quando viene a Medjugorje
?»
Nel
febbraio 1995 alcuni vescovi croati incontrano il
Papa a Roma. Uno di loro racconterà che, durante
l’incontro, monsignor Zanic (ex vescovo di Mostar,
ormai in pensione) chiede al Santo Padre: «Santità,
quando viene a Sarajevo?». E Giovanni Paolo
II, di rimando: «Oh, pensavo mi chiedesse “quando
viene a Medjugorje?”».
« Me ne parlò favorevolmente»
Il
5 agosto 1988 monsignor Michael D. Pfeifer, vescovo
di San Angelo, in Texas (Stati Uniti), indirizza alla
sua diocesi una lettera pastorale in titolata Il Vangelo,
Maria e Medjugorje, nella quale scrive: «Durante
la mia visita ad limina a Roma con i vescovi del Texas,
in una conversazione privata con il Santo Padre, gli
chiesi che cosa pensasse di Medjugorje. Il Papa me
ne parlò assai favorevolmente».
« Voglio andare a Medjugorje»
1°
Il
6 aprile 1995 una delegazione croata si reca in visita
ufficiale in Vaticano. Sono presenti anche il vicepresidente
della Croazia, Radic, che rappresenta il presidente
Tudjman, e il cardinale Kuharic. Dopo la lettura del
discorso ufficiale, il Papa dice ai presenti: «Voglio
andare a Spalato, a Maria Bistrica e a Medjugorje!».
« Voglio andare a Medjugorje»
2°
Sabato
15 marzo 1997 è a Medjugorje, in visita, lo
scomparso presidente croato Franjo Tudjman. E arrivato
in elicottero insieme con il vescovo di Mostar, monsignor
Ratko Peric. Sono presenti alcune migliaia di persone
ad accoglierli; vengono ricevuti in canonica dal parroco
padre Ivan Landeka, dal provinciale dei francescani
di Erzegovina fra Tomislav Pervan e da molti altri,
tra cui l’ex parroco padre Leonard Orec. Sarà
proprio padre Leonard a riferire poi che il presidente
Tudjman, da vanti a tutti, ha sottolineato due concetti.
Il primo: «Sono contento di venire qui con il
vescovo e il provinciale dei francescani, perché
mi auguro che ogni tensione venga presto appianata».
E poi: «Andate tutti a salutare il Santo Padre
a Sarajevo [il Papa si sarebbe recato nella città
martire di lì a pochi giorni, ndr]. Nel nostro
ultimo colloquio, Giovanni Paolo II mi ha detto per
la seconda volta che desidera visitare Medjugorje».
Il «pellegrinaggio del cuore»
Durante
la visita apostolica a Sarajevo, Giovanni Paolo II
non è riuscito ad andare pellegrino a Medjugorje:
sarebbero bastati pochi minuti in elicottero. Probabilmente
lo ha scelto lui, o forse lo hanno consigliato, anche
per ragioni di sicurezza. Chissà? Tuttavia,
Medjugorje non è stata assente in quel suo
viaggio.
Il 12 aprile 1997, all’ aeroporto di Sarajevo, i primi
ad accoglierlo so no stati i tre vescovi della regione
balcanica e i due padri provinciali francescani della
Bosnia-Erzegovina. Quando gli si è avvicinato
il padre provinciale della Bosnia, Petar Andjelovic,
Wojtyla gli ha domandato a bruciapelo: «E Medjugorje?».
Padre Petar allora ha fatto cenno all’altro frate,
padre Tomislav Pervan, provinciale dell’Erzegovina,
di farsi avanti, per «competenza». Il
religioso, emozionato, si è limitato a dire:
«Sono il padre provinciale di Mostar... e di
Medjugorje». Il Pontefice ha assentito con il
capo e ha ripetuto, scandendo le sillabe, in modo
che tutti i vicini potessero sentire: «Medjugorje,
Medjugorje!». Il movimento delle labbra mentre
pronunciava quella parola lo hanno visto benissimo
tutti coloro che hanno seguito l’arrivo del Papa in
televisione.
Durante la preghiera nella cattedrale di Sarajevo,
per ben due volte Giovanni Paolo II ha invocato la
protezione della Regina della pace. La sera, dopo
cena, al seminario cattolico, padre Tomislav Pervan
gli ha consegnato personalmente una bella monografia
fotografica su Medjugorje, realizzata e pubblicata
dalla parrocchia, e gli ha parlato della vita del
santuario. Il Papa lo ha ascoltato in silenzio e con
estrema attenzione, manifestando un vivo interesse.
Al momento della partenza, all’ aeroporto di Sarajevo,
sempre padre Tomislav lo ha supplicato: «Santità,
l’aspettiamo a Medjugorje». Il Papa ha abbozzato
un sorriso, lo si è visto su tutti gli schermi
televisivi, e ha risposto, di nuovo, con semplicità:
«Medjugorje, Medjugorje!».
Lungo il tragitto percorso dall’auto papale, più
volte la folla ha urlato: «Santo Padre, vieni
a Medjugorje!»; e lui benediceva tutti in silenzio.
Anche se non ha potuto visitare in quell’occasione
la Lourdes slava, si può legittimamente immaginare,
con Laurentin, che mentre sorvola va Medjugorje, Giovanni
Paolo II vi ha certamente compiuto il suo «pellegrinaggio
del cuore».
« Usa le stesse parole di Maria»
Nella
cappella della comunità Oasi della Pace a Medjugorje,
il 12 aprile 1997, un centinaio di italiani è
presente al momento dell’apparizione a Marija. La
veggente conversa poi con i presenti, dicendo tra
l’altro:
« Voi non sapete quante volte ho notato che
il Santo Padre dice le stesse cose contenute nei messaggi
della Madonna. Lei ci dà il messaggio il 25
del mese e lui l’indomani usa le stesse parole. E
allora penso: c’è un altro veggente oltre a
noi! O il Santo Padre è guidato così
fortemente dallo Spirito Santo, oppure anche lui ha
le apparizioni. Ma così ci fa concorrenza...».
Ho ripensato a questo episodio dopo i tragici fatti
di New York, trovando una spontanea relazione tra
il messaggio del 25 settembre 2001 (quello in cui
la Madonna ci esorta a pregare e digiunare specie
ora che «Satana vuole la guerra e l’odio»)
e il discorso del Papa all’Angelus di domenica 30
ottobre, quando ha pregato che «la Regina della
pace interceda per l’umanità intera, affinché
l’odio e la morte non abbiano mai l’ultima parola».
Oltre ad affidarsi esplicitamente alla Regina pacis,
come già fece Benedetto XV, Giovanni Paolo
II in tale occasione ha invitato «tutti — singole
persone, famiglie, comunità — a recitare il
Rosario ogni giorno, per la pace», che «i
fedeli della Chiesa» devono «costruire»,
testimoniandola nel «bandire la violenza»
e facendosi «operatori di pace»: una esortazione
che i lettori di questo libro sanno cara alla Madonna
d’Erzegovina. Come risulta in quello stesso messaggio
di settembre là dove Ella ha detto «testimoniate
la pace... siate portatori di pace»; e poi,
rassicurando i sui figli, con parole che suonano quasi
una risposta alla successiva invocazione domenicale
del Papa: «Io sono con voi e intercedo presso
Dio per ognuno di voi. E voi non abbiate paura....».
Marija Pavlovic Lunetti concludeva quell’incontro
ricordando come la Madonna avesse indicato nel Santo
Padre «il figlio prediletto», chiedendo
di pregare per lui, «perché è
il Papa che ha potuto scegliere per questi tempi».
Questa frase è stata ripetuta anche nel corso
di un’intervista a Radio Maria, nella quale la veggente
ha aggiunto:
« Quando saremo al trapasso tra un Papa e l’altro
e quando saremo nel la decisione di un nuovo Papa,
dovremo lasciarci tutti guidare dalla preghiera e
dallo Spirito Santo». «
Voglio vedere il Papa» Marija
ha ricevuto dalla Madonna il compito di pregare in
particolare per i sacerdoti e le anime consacrate.
Fin dall’inizio delle apparizioni coltiva un amore
profondo per il Papa e un gran desiderio di vederlo.
Ripete spesso a tutti, compresa la Vergine: «Voglio
vedere il Papa!». Ma non fa niente per forzare
questo desiderio: va spesso a Roma in pellegrinaggio,
prega, ma in privato, coi suoi famigliari, il suo
gruppo di preghiera. Non avanza mai una richiesta
ufficiale.
« Budi dobra!» (sii buona!)
Un
giorno, mentre Giovanni Paolo Il è accolto
da centinaia di migliaia di persone in America Latina,
la Gospa fa a Marija una sorpresa durante l’apparizione.
Le «mostra» il Papa; Marija lo vede prodigiosamente
«dal vero», mentre parla alla folla proprio
in quel momento, a migliaia di chilometri di distanza.
Qualche tempo dopo la veggente può realmente
vedere il Papa, mentre il Pontefice è in visita
a Parma. Egli la riconosce, le va incontro (anzi torna
indietro per andarle incontro), le dà un buffetto
su una guancia e le dice in croato: «Budi dobra!»
(sii buona!). Marija
ha offerto la vita per lui Marija
non nasconde che da anni ha offerto la sua vita per
il Papa (come Vicka ha fatto per i peccatori e i sofferenti
nel corpo e nello spirito). Il 10 aprile 1997, giorno
in cui compie 32 anni, la Madonna le appare più
lungamente del solito e la bacia sulla guancia, come
sempre fa ai compleanni. Marija coglie l’occasione
per rinnovare, nelle mani della Vergine, l’offerta
della propria vita per Giovanni Paolo II. Racconta
suor Emmanuel: «Marija stava a solo due metri
da me e vedevo il suo viso illuminarsi. La veggente
ci ha poi spiegato che questa offerta aveva un senso
speciale, in quei giorni in cui il Pontefice veniva
per la prima volta in Bosnia-Erzegovina, a Sarajevo,
il 13 aprile 1997, e ci ha detto ancora che la Madonna
desiderava che si pregasse in modo speciale per il
Papa»
« Prega la Madonna per me»
Il
22 marzo 1995 Vicka accompagna in udienza in Vaticano
350 feriti e invalidi di guerra croati e bosniaci.
Il Papa, fuori dal protocollo come tante altre volte,
si avvicina ai sofferenti.
Ma manca un interprete e la veggente, che parla in
modo fluente l’italiano, è incaricata di tradurre
in croato le parole che il Pontefice rivolge nella
nostra lingua ai pellegrini. Giovanni Paolo II la
riconosce: «Tu non sei Vicka di Medjugorje?»,
le chiede al termine dell’udienza. La ragazza fa cenno
di si e gli offre una corona del Rosario, dicendo:
«Santo Padre, lei ha senz’altro tante corone,
ma questa è stata benedetta direttamente dalla
Madonna». Il Papa sorridendo ringrazia Vicka,
la benedice e la congeda con queste parole: «Tu
prega la Madonna per me e io pregherò per te».
La Vergine e il comunismo
Il
giornale coreano Notizie cattoliche, nel numero dell’11
novembre 1990, riporta il seguente testo scritto da
monsignor Angelo Kim Nam Su, presidente della Conferenza
episcopale coreana: «Durante l’ultimo sinodo
a Roma, noi vescovi della Corea siamo stati invitati
a pranzo dal Papa. Alla mia osservazione, “Santità,
grazie a lei la Polonia è riuscita a liberarsi
dal comunismo”, il Santo Padre mi ha corretto dicendo:
“No, non grazie a me; è stata opera della Vergine,
come ha detto a Fatima e a Medjugorje”».
« In linea con il Vangelo»
Nel
numero del 3 febbraio 1991, la rivista Homme Nouveau
cita una conversazione tra l’arcivescovo Kwangju e
il Papa. All’osservazione del primo, «in Corea,
nella città di Nadju, c’è una statua
della Madonna che piange», Wojtyla commenta:
«E ci sono dei vescovi, come in Jugoslavia,
che sono contrari... Ma dobbiamo tener conto della
risposta della gente, delle molte conversioni. Tutto
ciò è in linea con il Vangelo. Questi
fatti devono essere studiati attentamente».
« Lasciateli andare»
Nell’agosto
1989 monsignor Patrick F. Fiores, arcivescovo di San
Antonio, negli Stati Uniti, rivela: «Quando
incontrai il Papa gli chiesi che cosa avremmo dovuto
fare con tutta questa gente che va a Medjugorje. La
sua risposta fu: “Lasciateli andare. Quando ci andrà
anche lei, preghi per me”».
«È un bene che la gente ci vada»
1°
Parlando
all’Università di Notre Dame, in occasione
della Conferenza nazionale su Medjugorje, monsignor
Sylvester W. Treinen riferisce la seguente conversazione
avuta con il Papa. «Santo Padre, sono appena
ritornato da Medjugorje. Là avvengono cose
meravigliose...». E il Papa: « Sì,
è un bene che la gente vada a Medjugorje, preghi
e faccia penitenza. È bene...».
« E un bene che la gente ci vada»
2°
L’arcivescovo
di Pescara, monsignor Francesco Cuccarese, chiede
al Papa come deve comportarsi con i fedeli della sua
diocesi che vanno a Medjugorje. Giovanni Paolo II
invece di rispondergli gli pone un’altra domanda:
«Che cosa fa questa gente?». E il vescovo
risponde: «Va in pellegrinaggio, prega, si confessa».
«E allora», conclude il Papa, «lasci
che ci vadano». In realtà anche l’arcivescovo
era giunto alla stessa conclusione. «io
sono con voi!» Il
17 giugno 1992 dice a padre Jozo Zovko, all’udienza
generale: «Le do la mia benedizione. Coraggio!
Io sono con voi! Abbiate cura di Medjugorje, non stancatevi,
ma perseverate. Proteggete Medjugorje».
« Ci credo, ci credo, ci credo!»
In
occasione del Congresso eucaristico di Bologna (1997),
monsignor Mario Rizzi, ex nunzio apostolico in Bulgaria,
racconta che l’anno prima (1996) assisteva alla Messa
personale del Papa in compagnia di monsignor Roberto
Cavallero di Chiavari, di ritorno da Medjugorje. Wojtyla
chiede a quest’ultimo: «Lei ci crede a Medjugorje?».
Ma il prelato ne approfitta e gli rinvia la domanda:
«Ma lei, Santo Padre, ci crede?». Dopo
un breve silenzio, Giovanni Paolo II dichiara, scandendo
ogni parola: «Ci credo, ci credo, ci credo!».
Legge «L’eco di Medjugorje»
La
suora polacca che si occupa degli alloggi del Papa
ha detto a padre Jozo: «Il Papa legge L’eco
di Medjugorje. Gli passiamo quello che noi riceviamo
in polacco».
invita al digiuno e alla preghiera
Il
14 marzo 1993, in occasione della recita dell’Angelus,
il Papa invita al digiuno e alla preghiera, e incoraggia
ad ascoltare i messaggi della Vergine. Molti riconoscono
nelle sue parole un chiaro riferimento a Medjugorje:
per lo meno la pensano in questo modo padre Slavko
Bar barie e padre Leonard Orec. «
Autorizzate tutto ciò che riguarda Medjugorje» Molti
preti e vescovi, ma anche laici responsabili di movimenti
e realtà ecclesiali, si pongono il problema
se sia giusto e corretto lasciar parlare dei testimoni
di Medjugorje nelle chiese o nei meeting cattolici.
Un vescovo latino-americano ha posto qualche anno
fa la questione diretta mente al Papa. Alcuni centri
per la pace stanno organizzando una serie di conferenze
di padre Slavko in Sudamerica per il gennaio-febbraio
1995. L’arcivescovo di Asunciòn, in Paraguay,
monsignor Felipe San tiago Benftez Avalos, non è
convinto di consentire l’uso delle chiese della diocesi
per incontri su Medjugorje. Perciò chiede che
padre Slavko fornisca lettere di presentazione da
parte del provinciale dei frati minori dell’Erzegovina
e del vescovo di Mostar. Ma trovandosi a Roma, nel
novembre 1994, monsignor Benftez ha l’occasione di
chiedere al Papa se sia opportuno promuovere questi
incontri, per giunta con la presenza di un frate di
San Giacomo. Giovanni Paolo II gli risponde pronto:
«Autorizzate tutto ciò che riguarda Medjugorje!».
L’arcivescovo a questo punto non ritiene più
necessarie altre garanzie, chiama i centri per la
pace e dà il suo consenso, raccontando il perché
del suo ripensa mento. La notizia che Wojtyla ha detto
«Autorizzate» si propaga come un benefico
incendio in tutto il Sudamerica, con il risultato
che ben otto Paesi sono visitati da padre Slavko e
spalancano le porte delle loro chiese e cattedrali
al messaggio di Medjugorje.
Ancora sui pellegrinaggi
Sul
settimanale diocesano La vita del popolo del 1°
febbraio 1987, il vescovo di Treviso monsignor Antonio
Mistrorigo racconta: «Il Santo Padre ha dimostrato
di essere bene informato su Medjugorje. Egli è
convinto che non vi sia niente di negativo nel permettere
che i pellegrini vi si rechino per pregare con dedizione,
per ricevere i sacramenti e per in cominciare una
nuova vita».
Dieci anni dopo, monsignor Packiam Arokiaswamy, vescovo
di Maturai nelle Indie, giunto a Medjugorje agli inizi
di agosto 1997, dichiara: «In via privata, il
Papa incoraggia il pellegrinaggio a Medjugorje e lo
approva; questo per ora ci è sufficiente».
Tre benedizioni di fila
Anche
suor Emmanuel delle Beatitudini ha potuto constatare
questa apertura e disponibilità del Papa. Il
15 novembre 1996 partecipa a un’udienza privata con
frate! Ephraim, fondatore della sua comunità,
e insieme con altre trenta persone. Il Papa saluta
personalmente ciascuno. Arrivato davanti a lei le
impartisce, come a tutti i presenti, la sua benedizione.
Suor Emmanuel ne approfitta per dirgli: «Abito
a Medjugorje da sette anni e la mia missione è
di difendere i messaggi della Regina della pace con
libri, cassette, trasmissioni, conferenze in tutto
il mondo...».
A queste parole il viso di Giovanni Paolo II si illumina;
interrompe la religiosa che sente la mano del Papa
posarsi sulla sua fronte: «La benedico!»,
le mormora. Poi guarda con evidente gioia i libri
di suor Emmanuel per i più piccoli: Bambini,
aiutate il mio cuore a vincere, e quello su Medjugorje
e la guerra, giorno per giorno. Prima di proseguire
la benedice di nuovo, per la terza volta.
« Medjugorje è il centro spirituale del
mondo»
Monsignor
Sebasti Murilo Krieger, ex vescovo di Florianopolis,
in Brasile, è stato a Medjugorje ben quattro
volte. La prima nel 1986, la se conda nel 1987. Alla
vigilia del terzo viaggio, nel 1988, va in ritiro
spirituale a Roma con altri otto vescovi e trentatre
sacerdoti del suo Paese. Prima di partire per la Jugoslavia,
celebra una Messa privata alla presenza del Papa,
che al momento dei saluti gli chiede: «A Medjugorje
pregate anche per me». Monsignor Krieger avrà
modo di incontrare ancora il Pontefice, per annunciargli
il suo quarto pellegrinaggio al santuario slavo, il
24 febbraio 1990. Giovanni Paolo II in quella occasione
si raccoglie per qualche istante e poi gli sussurra:
«Medjugorje è il centro spirituale del
mondo». Lo stesso giorno, durante una colazione
con il Santo Padre, presenti altri vescovi brasiliani,
Krieger si rivolge di nuovo a papa Wojtyla per chiedergli;
«Santità, posso dire ai veggenti di Medjugorje
che invia loro la sua benedizione?». E il Papa
risponde: «Sì, sì», e lo
abbraccia.
|
|